Le statistiche che a questo punto della stagione forniscono discrete certezze dicono che la Lazio è una delle due squadre di Serie A che ha mediamente proposto una formazione con un'età media superiore ai 28 anni. L'altra è l'Inter, squadra che si avvia a vincere lo Scudetto.
Sarà il trionfo di Simone Inzaghi, il grande ex che sta portando a compimento il suo primo ciclo nerazzurro. Mentre la Lazio, seconda lo scorso maggio, al terzo anno di Sarri non è riuscita nel definitivo salto di qualità. Anzi, è scoppiata: dopo 29 giornate è nona in classifica, fuori da qualsivoglia competizione europea. Ha scaricato l'allenatore dopo la notte di Monaco di Baviera e Maurizio Sarri - da allenatore d'altri tempi - dopo la gara con l'Udinese ha rassegnato le sue dimissioni. "E' stato tradito", dirà poi Claudio Lotito. Dimissioni irrevocabili, che il presidente biancoceleste poteva solo accettare. E poi guardare avanti.
Già, ma in che direzione? E perché Igor Tudor? Il tecnico croato in Italia ha già guidato Udinese ed Hellas Verona, è stato vice di Pirlo alla Juventus e ha salutato l'Olympique Marsiglia dopo un buon terzo posto perché non c'erano più le condizioni ambientali per andare avanti. "Ciò che ha sofferto Igor, non lo augurerei al mio peggior nemico. Si è ritrovato in un club dove tutti erano contro di lui, dentro e fuori. Molte persone si sono organizzate per aumentare la tensione contro di lui", la spiegazione del presidente dell'OM Pablo Longoria in merito al divorzio con Tudor dopo un'ottima stagione.
Tudor non è uomo dalle mezze misure. Bastone e carota, è allenatore che basa le sue fortune su una condizione fisica che deve essere sempre al 110% per accettare per tutti i 90 minuti gli uno contro uno. Sulla scia di Juric, quindi sulla scia di Gasperini. Il suo 3-4-2-1 è figlio di quel credo tattico, di quel modo di pensare il calcio. Una filosofia di gioco inaugurata dall'allenatore dell'Atalanta che ora è pensiero dominante e che vede in Tudor - 46 anni da compiere tra meno di un mese - uno degli esponenti più validi.
La Lazio l'ha scelto per cambiare rotta, per comunicare allo spogliatoio che d'ora in avanti subentreranno altre dinamiche. Non è solo una questione tattica, non è solo un ritorno alla difesa a tre che inevitabilmente porterà la società a rivoluzionare la retroguardia la prossima estate. E' una scelta fatta per azzerare delle gerarchie che negli ultimi tempi non stanno facendo il bene della squadra. Il primo pensiero, inevitabilmente, scivola su Ciro Immobile: leggenda biancoceleste, il capitano, ma anche un giocatore che non può essere relegato in panchina senza valide motivazioni. Ha 34 anni, ha altri due anni di contratto, ma è impensabile riproporre ciò che è accaduto quest'anno anche in futuro. Le strade sono destinate a separarsi, un altro pezzettino di strada insieme e poi l'addio in estate. E' uno scenario che può diventare realtà tra pochi mesi anche per Luis Alberto e Tudor è l'uomo scelto per indicare una nuova via. Per comunicarla e poi costruire una nuova storia.
La Lazio e il suo nuovo allenatore s'incrociano in un momento cruciale per la storia di entrambi. Tudor deve dimostrare di essere un allenatore all'altezza di un grande club, la Lazio di non essere al termine della gestione Lotito. S'incrociano in un momento in cui la società biancoceleste sa di dover abbassare l'età media della squadra se vuole aprire un nuovo ciclo e tornare ad aumentare il valore del suo parco giocatori. Ma voltare pagina non è mai facile ed ecco il motivo di una scelta di totale discontinuità rispetto al passato.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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