Va bene pazza, ma se la follia ti porta alla schizofrenia non è un complimento, ma una grande offesa. L'Inter ribalta, a San Siro, ancora una volta una partita impossibile contro un Torino che certamente non è il migliore degli ultimi 10 anni, senza Belotti, e ripete la rimontona con la Fiorentina, altra squadra a pezzi che renderemo protagonista nelle righe in basso. Per 60 minuti bisognava spiegare in telecronaca come l'Inter fosse stata costruita per vincere il campionato e per fare bene in Champions. Una squadra ai limiti della decenza tecnico tattica. Cosa vuoi rimproverare alla società? In tre sessioni ti ha preso mezza Premier, giocatori forti dalla serie A come Barella e Sensi, hai una panchina più forte dei titolari dell'Inter di Spalletti (Icardi a parte ma in quel ruolo hai migliorato la performance con Lukaku) ma continua a non giocare a calcio questa squadra. Non c'è qualità. Solo forza. Poi la metti sull'agonismo, sullo 0-2, e ti esce l'Inter di Conte. Per fortuna che di fronte avevi un avversario "normale", come lo era la Fiorentina, altrimenti queste partite non le ribalti in mezz'ora di furore agonistico. Scusate ma Conte non ci ha convinti neanche nelle spiegazioni in conferenza sul mancato utilizzo di Eriksen. Lui, i giocatori di qualità, non sa dove metterli. Allora dentro con Gagliardini e Vidal, botte, corsa, rincorsa sull'uomo e il fatto di non supportare neanche un calciatore di qualità su dieci di movimento dovrebbe essere un motivo di riflessione per Marotta. Oggi va tutto bene perché ha vinto, ma le vittorie vanno analizzate e da questa analisi l'Inter non c'è. Una vittoria così può dare rilancio, consapevolezza, cattiveria e convinzione, questo sì, ma la strada del gioco non è quella giusta. Dopo un anno e qualche mese di lavoro, ci saremmo aspettati la vera mano di Conte e non l'impronta di un dito presa in Questura prima di firmare il passaporto. Dietro l'angolo c'è la minaccia Champions: uscire, al secondo anno consecutivo, alla fase a gironi nonostante un piccolo Real Madrid sarebbe una croce nera sul percorso europeo di Suning.
Potremmo fare lo stesso discorso per la Juventus ma, ovviamente, Pirlo all'esordio che guadagna un milione di euro non possiamo paragonarlo a Conte che ha già vinto tanto in carriera e di milioni ne guadagna 12 volte in più. Ma una riflessione va fatta. L'Inter si aggrappa a Lukaku e la Juventus a Ronaldo. Giustamente. Campioni che servono a nascondere, spesso, la pochezza del gioco di Inter e Juventus. Ti risolvono partite storte. Finora Ronaldo è stato decisivo con Spezia e Cagliari, contro due squadre che neanche si possono paragonare ai bianconeri. Figuriamoci se poi ai sardi togli Godin e Nandez è come togliere mezza squadra. Due assenze che hanno fatto commettere gravi errori a Di Francesco, il quale cambia modulo dopo aver trovato la quadra giusta con il 4-2-3-1. Cambiando modulo ha deciso di non giocare a Torino. Un suicidio. Tripaldelli un disastro che farebbe fatica a giocare anche in serie B, se è quello di Torino, che sudava solo a guardare in faccia Cuadrado. Tornando a Ronaldo, va bene far vincere la squadra in partite come queste ma il campione è stato preso perché consentisse alla Juventus di vincere la Champions, per giustificare anche il rapporto qualità prezzo. Adesso tocca davvero a lui. Serve un Ronaldo trascinatore in Europa anche oltre la fase a gironi e ci auguriamo che onori il suo contratto di quattro anni senza che lasci con una stagione di anticipo perché sarebbe un fallimento per lui ma soprattutto per la Juventus.
De Zerbi vince anche a Verona dove in programma c'era la vera partita di calcio della domenica pomeriggio. Juric contro De Zerbi, due grandi allenatori che allenano e gestiscono gli spogliatoi. Se vedi le loro squadre capisci subito che c'è la mano dell'allenatore. Non è il solito copia e incolla di Coverciano. Ha vinto De Zerbi ma se avesse vinto Juric non ci sarebbe stato nulla da dire. Il vento gira verso Sassuolo, dall'alto il Patron Squinzi soffia nel verso giusto a favore della sua creatura. Peccato non si possa godere l'allenatore che aveva cercato per anni, tra serie C e serie B. Perché in pochi conoscono il passato di questa società, quando in C2 faceva fatica e in B buttava soldi dalla finestra senza mai salire in serie A. De Zerbi, però, non è stupido. Lui ha iniziato in serie D al Darfo Boario, ha fatto a botte con Gattuso in Foggia-Pisa, ha mangiato la polvere per non dire altro a Palermo e Benevento. Non ci casca. Se ti parlano di scudetto, Roberto, ridi. Se ti parlano di Champions, non rispondere. Il Sassuolo deve pensare solo a divertirsi e a valorizzare il patrimonio tecnico: calciatori e allenatori. Lo sfizio massimo? L'Europa League. De Zerbi ha costruito questa squadra con le sue idee, si è scelto i calciatori e non ha mai cambiato la sua filosofia di gioco. Vive di calcio 24 ore al giorno, non ha perso l'umiltà di quando allenava il Darfo vicino casa ed è più intelligente da allenatore che da calciatore. E' più bravo da allenatore che da calciatore ed è paradossale che sia più umile da quando allena che quando dava due calci al pallone a Catania e Napoli. Sapete la differenza tra De Zerbi e gli altri qual è? Ve la dico io: De Zerbi sente ancora oggi i calciatori che allenava in D e in C. I fenomeni che allenano in serie A hanno cancellato quei numeri dalla rubrica. De Zerbi, lo scorso anno dopo aver fermato a Torino la Juventus di Sarri ad ora di pranzo, alle 17 sapeva già tutti i risultati di serie C e serie D. Segno di grande preparazione e grande umiltà. Chi arriva in serie A pensa di mettere giacca e cravatta e finisce lì ed è proprio quando arrivi in serie A che invece devi continuare a guardare indietro. Lo scudetto è un problema di Juve e Inter. La Champions è un problema di Juve, Inter,Milan, Napoli, Roma, Lazio ed Atalanta. Il Sassuolo non cade in questa trappola perché De Zerbi non scrive i titoli delle prime pagine dei giornali, De Zerbi insegna calcio.
In chiusura due domande, tra me e me, sulla Fiorentina. Abbiamo accolto tutti con grande entusiasmo l'arrivo, in Italia, di Rocco Commisso. Non ditemi nulla ma il calabrese che va in America e si fa i soldi merita il rispetto di tutta Italia. I falliti sono invidiosi, gli intelligenti si inorgogliscono nel leggere storie come quella di Commisso. Fa i soldi in America e li riporta in Italia. Nel calcio. Chapeau. Proprio perché Commisso, nella sua vita, è stato un genio non capiamo come mai nel calcio non sfondi. 1) E' presto per giudicarlo, vero! 2) Il calcio è l'azienda più infame che ci sia. Puoi investire (non è il caso di Rocco) ma non è detto che tu vinca. Dopo quasi 18 mesi, però, qualcosa va detta. Finora Commisso "non vuò fa l'americano ma sei nato in Italy" non ha speso soldi veri. Probabilmente aspetta di capire come si mette la partita su stadio e cittadella per non restare fregato come Della Valle. Scusate, ho detto Della Valle. Sì, perché di Commisso finora c'è ben poco. Sembra l'estensione della gestione dell'ultimo Della Valle, perché la prima parte è stata di goduria totale. La stessa posizione, anonima, di classifica. Prende Pradè, vecchio Direttore dei Della Valle, inizia l'avventura con Montella in panchina, figlio dei Della Valle, esonera Iachini e prende Prandelli, allenatore simbolo dei Della Valle. La miglior plusvalenza che porta a casa è Chiesa, scoperta dei Della Valle, il miglior calciatore in rosa è Castrovilli, acquisto di Corvino con i Della Valle. Di Commisso c'è una traccia in Ribery; poco. Non chiamatelo Rocco, chiamatelo Diego. 2, la vendetta...
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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