Ci sono state le assemblee dei soci di Milan e Inter. Quando vai alle assemblee o hai delle lauree in economia e metafisica, oppure devi far finta di capire. Io in genere faccio finta di capire. “Il consolidato al netto del bla bla bla raggiunge quota bla bla bla miliardi di milioni di miliardi bla bla bla tra breve potete accomodarvi al buffet”. Su “a breve potete accomodarvi al buffet” molti hanno dei sussulti, come se improvvisamente tutto tornasse chiaro.
Alle assemblee dei soci, chi parla, prova in tutti i modi a convincerti che le cose stiano andando benissimo. Cose tipo “la sede sta bruciando, ma i pompieri sono a un tiro di schioppo”. È il gioco delle parti e ovviamente tutti sfruttano il fatto che nessuno tra chi ascolta ha lauree in metafisica.
Qui non faremo analisi tecniche di nessun genere (potremmo copiare i comunicati vari, ma che noia) e, invece, opteremo per ragionamenti terra-terra. Da quello che abbiamo capito le cose in casa Inter procedono piuttosto bene, i ricavi aumentano, si intende fare mercato anche a gennaio, si punta a crescere un passo alla volta, l’incazzatura di Conte è quella di tutti eccetera eccetera. Il tutto nella consapevolezza che la Juve è ancora piuttosto lontana (sì, lo è).
In casa Milan, invece, è tutto più complicato. Lasciamo perdere i numeri e pensiamo al campo, che poi è quello che conta. Il “campo” dice che i rossoneri sono al minimo storico con cinque sconfitte in nove partite e una partita contro la Spal che spaventa moltissimo. Chi ha sbagliato? Tutti, l’abbiamo detto più volte. La proprietà, la dirigenza, i giocatori. E per una volta, dopo il cambio di allenatore, c’è da puntare il dito contro quelli che in campo ci vanno per davvero. Perché si può perdere una partita per minore qualità, ma non regalando agli avversari le palle della vittoria. Pioli ha chiarito la situazione: “Ad alcuni sembra non importare se si vince o si perde”.
Sullo sfondo resta la questione stadio, con il Comune di Milano che dice sì al progetto a patto che San Siro non venga abbattuto. Praticamente l’amministrazione locale dice alle due società come e dove investire i loro soldi, obbligandoli a rinunciare alla parte commerciale (cioè a quello che permetterebbe ai due club di rientrare di parte dell’investimento). Non sarà un caso che oggi il presidente rossonero Scaroni sia tornato a parlare dell’opzione B (Sesto San Giovanni).
Anche la Juventus aveva la solita fame di vittoria, ma la Signora dei fenomeni per una volta è tornata a casa senza tre punti. Succede veramente di rado, soprattutto quando i bianconeri giocano in provincia. Tutti sapevano, tutti potevano approfittarne. E invece no, ci è riuscita (discretamente bene) solo l’Atalanta che studia da Leicester (sto esagerando, lo so, ma volevo essere tra i primi a dirlo che non si sa mai...). Le concorrenti sulla carta - che poi sono Napoli e Inter - hanno fatto la stessa fine dei primi della classe, con una colpa doppia. Pareggiare con Parma e Spal ci può stare se hai medie ambizioni e non se vuoi tentare il miracolo, che poi è riuscire a far abdicare i soliti bianconeri.
Ecco perché Antonio Conte si è parecchio incazzato e, soprattutto, ha fatto di tutto per darlo a vedere. Ha usato un po’ di sana strategia, certo, ma forse il nervoso ce l’aveva per davvero perché sa che combattere ad armi pari con la rosa dei suoi ex datori di lavoro è praticamente impossibile, in particolare se si ha la legittima ambizione di andare avanti anche in Europa. È dura, durissima, ma non c’è soluzione: portar via lo scudetto alla Juve significa non lasciare per strada punti “teoricamente già assegnati” (molto teoricamente).
E chiudiamo con Franck Ribery. All’attaccante viola andava eccome di vincere contro la Lazio: si è arrabbiato per la sostituzione, ha litigato col suo allenatore e ha spinto un assistente. Poi si è ricordato di essere un campione e ha chiesto scusa a tutti. Ma il giudice sportivo è stato (giustamente) inflessibile: tre giornate di stop per il francese. Puniti con un turno di stop (giustamente) anche Magnanelli e Scozzarella beccati a bestemmiare in campo con quelle telecamere. Bene, ora resta solo da "accendere" le telecamere per identificare i responsabili di gesti violenti e cori razzisti, quelle sono sempre rotte (e con questa la quota "retorica & populismo" l'abbiamo coperta anche questa settimana).
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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