Dopo oltre 200 presenze fra Serie A (dove ha vestito le maglie di Novara, Siena, Palermo, Atalanta e Cesena) e Serie B (dove ha vestito a lungo la maglia del suo Ascoli) il centrocampista Luigi Giorgi si trova per la prima volta senza squadra e in attesa di una chiamata per ripartire e dimostrare di poter dare ancora molto. Intervistato da Tuttomercatoweb.comil calciatore ha parlato della sua situazione, dei suoi progetti per il futuro con uno sguardo all'attualità e al passato.
“Sinceramente non mi aspettato di restare senza squadra, è la prima volta che mi capita. Però non sono l'unico in questa situazione, ci sono calciatori che hanno una carriera anche più importante della mia che si trovano nella stessa situazione. - esordisce Giorgi - Io non ho mai avuto problemi di sorta se si esclude l'ultimo anno allo Spezia dove a un certo punto ho capito di non essere più desiderato e per questo ho deciso di andare via. Mi spiace perché non era quello che mi ero prefissato, ma a volte va così”.
Tornando a lei. Quando la rivedremo in campo?
“Spero il prima possibile, mi sono allenato in tutti questi mesi, sto bene fisicamente e sono pronto e motivato a ripartire. In tanti anni di carriera non ho mai avuto problemi in nessuna piazza e se ho deciso di lasciare la Serie A fu solo perché volevo sposare il progetto della squadra della mia città, l'Ascoli. Io non ho mai creato problemi, ho sempre messo la squadra e il gruppo prima di tutto, dando il massimo in ogni esperienza. Sono pronto, motivato e carico per ripartire senza preconcetti per la serie”.
Partirebbe anche dall'estero se arrivasse un'offerta?
“Darei la precedenza all'Italia, ma ovviamente ascolterei anche offerte provenienti da altri paesi. La cosa principale è andare in una società e in una piazza in cui sentirsi stimati e apprezzati, dove ci sia serietà e progetti chiari”.
Facendo un passo indietro. Lei ha giocato quattro stagioni in Serie A. Quali sono i ricordi più belli?
“Giocare contro grandi campioni, in un momento in cui il calcio italiano era ancora sulla cresta dell'onda, è stata una grande emozione ed esperienza. Penso sopratutto all'affrontare l'Inter del Triplete. Ma ricordo benissimo anche il primo gol segnato in massima serie con la maglia del Siena. Ho poi giocato in piazze importanti come Palermo e Bergamo, sopratutto quest'ultima, realizzando un sogno che ho coltivato fin da bambino e sono riuscito a realizzare lavorando duramente. E che ho abbandonato solo per tornare a vestire la maglia dell'Ascoli, la squadra del mio cuore”.
A proposito di Ascoli. La squadra di Vivarini sta facendo bene ed è reduce da due vittorie di peso con Hellas e Benevento. Dove può arrivare?
“Credo che la società in estate abbia lavorato bene costruendo una squadra con tanti giocatori di categoria e giovani di valore, affidandosi a un tecnico che ha sempre fatto giocare bene le proprie squadre e che ora sta riuscendoci anche in una piazza calda e ambiziosa come quella di Ascoli. Penso che possa puntare a un posto nei play off e io da tifoso faccio il tifo per loro”.
Tornando alla sua situazione, i regolamenti in Serie C un po' penalizzano i giocatori d'esperienza come lei
“Sì, sono regole che puntano a valorizzare i vivai italiani, ma non credo che siano corrette. Quando ho iniziato io non si parlava così tanto di giovani eppure di giocatori diventati poi forti ne sono venuti fuori facendo la gavetta, a meno che non fossero dei fenomeni, nelle serie inferiori come è successo a me. Credo che la crescita graduale per un giovane sia importante, ma per questo serve grande pazienza, mentre oggi c'è molta più approssimazione e si vogliono prestazioni importanti fin da subito, senza aspettare che un giovane maturi passando anche dagli errori”.
In questo senso le squadre B o Under 23 in Serie C possono aiutare?
“Potrebbero essere una soluzione, ma quello di cui c'è bisogno adesso, e che fa la differenza, è il modo in cui queste riforme si fanno. Io ho visto grande confusione nell'introduzione delle squadre B fin da quest'anno col risultato che alla fine solo la Juventus ha fatto questo investimento. Serve più tempo, servono anni, per una cosa del genere e per permettere a tutte coloro che lo vogliano di investire in questa direzione”.
Confusione che è stata protagonista anche in Serie B e C con il caos ripescaggi non ancora concluso
“Non mi piace parlare di cose che non riguardano il campo anche perché sono temi delicati però penso che la decisione della Serie B sia stata un pò estemporanea visto che le regole permettevano i ripescaggi per arrivare a 22 squadre e in passato era già successo che alcune squadre si ritrovassero in cadetteria pur non avendola conquistata sul campo. Giusta o sbagliata che sia probabilmente questa riforma non doveva essere fatta in quei tempi e in quei modi, serviva una riforma più sistematica per non penalizzare quelle squadre che ambivano giustamente al ripescaggio e sono rimaste bruciate da queste decisioni. Una scelta che ha colpito oltre le società anche i protagonisti di questo sport, gli appassionati e i tifosi che si sono trovati a pensare più ai tribunali che al campo, che dovrebbe sempre avere la priorità. Infine credo che la riforma dei campionati non sia il problema primario del nostro calcio, bisognerebbe pensare prima agli stadi per dotare alle città impianti moderni e funzionanti che possono anche far crescere l'indotto”.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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