La Champions come al solito invece di portare certezze, scompagina di nuovo le carte. Dovremmo farci l’abitudine, ormai. Gli impegni ravvicinati, l’adrenalina dell’Europa, la difficoltà di mantenere la concentrazione sempre alta, la preparazione particolare, una stagione concentrata in pochi mesi e senza pubblico sono tutte variabili da prendere in considerazione e che sicuramente influiscono nei progetti che le grandi italiane stanno cercando di portare avanti.
A cominciare dalla Juventus, che sicuramente ha cambiato, nel modo più “rischioso” possibile, nell’anno in cui il rischio ce l’hanno tutti. Ha aggiunto una difficoltà alla difficoltà, senza scomporsi però. Sapendo che sarebbero arrivate critiche, sapendo che bisognava attraversare dei momenti difficili, ma allo stesso tempo essendo convinta delle proprie azioni e soprattutto dei propri uomini, Dentro e fuori dal campo.
Intanto la Juventus, ad oggi (ma già dalla scorsa settimana) è l’unica squadra italiana ad essersi qualificata per il turno successivo della Champions League. E questo non può che essere un merito. E’ arrivato anche il gol dell’ultimo arrivato in ordine temporale: Federico Chiesa. Un piccolo segnale quasi a voler sottolineare che i sacrifici e il lavoro fatto (anche) quest’estate hanno portato a dei frutti. Nessuno dice che tutto è perfetto. Di sicuro c’è una continuità da trovare, degli equilibri da rifinire, una brillantezza nell’esposizione del gioco che sicuramente va affinata. Ma non si può non concedere tempo a Pirlo, soprattutto in questo momento. Il compito sarà difficilissimo, più difficile che per altri. Per lui è tutto una novità: dovrà imparare in fretta, non lo aspetteranno per troppo tempo, ma bisogna essere onesti intellettualmente e capire quali sono le difficoltà vere. Voi direte: non gliel’ha mica ordinato il medico di fare l’allenatore della Juventus. Vero. Ma non per questo ad ogni risultato negativo deve essere crocefisso.
Come non deve essere crocefisso certamente Conte che però a differenza del suo (nuovo) collega ha due armi in più da potersi giocare: l’esperienza sulla panchina e un lavoro con buona parte del gruppo che arriva dallo scorso anno. L’Inter ha piazzato la zampata in Europa. La vittoria in Germania ha lasciato aperta la speranza di qualificazione, anche in Champions. Bisogna battere lo Shakhtar, ovvio. Altrimenti è inutile stare anche a guardare che cosa succede nell’altra partita. Dove però Real e Borussia un occhio (o orecchio) a Milano lo dovranno buttare per forza. Con un pari (in caso di vittoria nerazzurra) passerebbero entrambe. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende. Il vantaggio nerazzurro è che il Real (che al momento è fuori) tanti conti non può farli e che se vuole essere certo di passare il turno deve vincere… non è detto che ce la faccia, certo, ma almeno sull’impegno non dovrebbero esserci problemi. Il problema primario sarà fare risultato in casa. E questo, ultimamente, non è scontato. L’Inter sta cominciando ad ingranare, si è aggrappata attorno al suo totem, ma ancora ha dei momenti (anche all’interno della stessa partita) di grande oscillazione. Un allenatore preparato come Conte certe cose non le tollera. Qui non è questioni di polemiche sulla barca o sul carro. Qui è questione di progetto che avanza. Nessuno pretendeva che l’Inter fosse prima con 10 punti di vantaggio, ma la squadra nerazzurra sta pagando a caro prezzo una stagione complessa e logorante (quella dello scorso anno) e le pressioni di questa, comprese anche le difficoltà che (come detto prima) fanno base per tutti, ma che da ognuno vengono assorbite in maniera diversa.
Lo stesso problema di altalena ce l’hanno Lazio e Atalanta le due grandi “sorprese” della passata stagione, che quest’anno stanno ripetendo qualche prestazione, non l’annata. Ora, per la Lazio l’impegno europeo non era certo semplice. Il pareggio ha il sapore di una vittoria. E comunque rimanere agganciati, anzi avvantaggiati, alla possibilità di qualificazione dopo il ritorno nell’Europa dei grandi all’ultima giornata è sicuramente un grande successo. Per l’Atalanta, intendiamoci, pure. Ma il match point è stato fallito dopo aver compiuto l’impresa di Anfield. D sicuro non sarà contento Gasperini. Nulla è compromesso sia chiaro. E’ solo un’analisi, rispetto alle aspettative. E per capire che i problemi sono dappertutto.
L’unico che sembra averne meno è il Milan che con o senza Ibra (ma sempre con Ibra nella testa) riesce a sbagliare il meno possibile.E’ per questo che è li, ed è per questo che ci crede. E fa bene. Battere il ferro finché dura. Nonostante tutti i problemi dei rinnovi di contratto che prima o poi dovranno essere risolti e che rischiano di minare la stabilità e la felicità dell’universo rossonero. Ecco un gennaio certamente di lavoro. Dentro e fuori dal campo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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