Secondo pareggio di fila, questa volta più indigesto rispetto a quello precedente con l'Atalanta. Il Lecce si conferma fermagrandi. Al Via del Mare, dopo la Juventus, non passa neanche l'Inter. I problemi, però, restano. Per la corsa al titolo questi due punti pesano. Eccome. La settimana di mercato che ci siamo lasciati alle spalle, però, non ha rappresentato un bel momento aziendale per l'Inter. Più che per la Roma. Perché, a quanto pare, il famoso scambio Politano-Spinazzola è saltato per volontà del club nerazzurro. Attenzione: non è saltato lo scambio Ronaldo-Messi, con rispetto per i due ragazzi, ma è una notizia che non può morire così perché porta alla ribalta molte ombre, molta confusione e poca organizzazione. Uno scambio può saltare? Ci mancherebbe. Ma far diventare una trattativa, una telenovela anni '90 con tanto di musichetta sotto sembra paradossale per due multinazionali gestite a livello mondiale da gruppi che sono potenze dell'economia cinese ed americana. Una pagliacciata. Se Politano parte, si fa le foto con la sciarpa giallorossa, quest'anno non può più giocare con l'Inter. Anzi, deve giocare nella Roma. Così si mette a serio rischio anche la credibilità dei ragazzi. Vittime e non colpevoli. Lo scambio si fa: ecco le foto. Lo scambio salta. Tornano a casa. Lo scambio si riapre. Lo scambio è saltato per sempre. Politano arriva a Linate e vorrebbe prendere a pugni tutti. Dietro questa sceneggiatura c'è dell'altro. E come vi abbiamo raccontato venerdì sera su Sportitalia i retroscena riguarderebbero soprattutto l'Inter e un feeling che sembrerebbe non esserci tra Marotta e Ausilio. Sono giorni caldi per il rinnovo di Ausilio come Direttore Sportivo nerazzurro. Lo meriterebbe? Certo. Dirigente di spessore, gran lavoratore e icona di questa società. Ha sponsor forti Piero, infatti resiste da anni agli tsunami interisti: da Branca a Sabatini, fino a Marotta... gli altri passano, Ausilio resta. Ma questa volta è diverso. Il rinnovo è un caso spinoso. Ricorderete anche le accuse di Antonio Conte alla società. Erano rivolte ad Ausilio. Marotta sa bene che se Piero rinnova poi lo dovrà gestire ancora per, almeno, due anni. Invece Conte spinge per avere Daniele Faggiano. Ora o mai più. Lo scambio con la Roma era stato portato avanti da Ausilio con Fienga. Ausilio va a Londra e al ritorno ritrova le carte cambiate sul tavolo con la Roma. Marotta non ha dato il placet allo scambio. E fin qui nulla di male... Un Amministratore Delegato può bocciare un'operazione del proprio Direttore Sportivo. Ma non dopo viaggi e foto ricordo. Petrachi anche ha confermato la nostra tesi parlando di corto circuito tra Marotta ed Ausilio.
Preoccupa, e non poco, la crisi del Napoli. I risultati di Gattuso sono peggiori delle aspettative. Squadra morta e pericolosamente abituata alle sconfitte. Il problema più che tecnico è nelle motivazioni di calciatori spenti e un ciclo finito. Tutto si è rotto nello strappo tra squadra e proprietà. Il Napoli può considerare chiusa questa stagione, anche perché l'Europa League (ad oggi impossibile in queste condizioni) sarebbe un danno e non un sospiro di sollievo. De Laurentiis si è suicidato mandando in scadenza Callejon e Mertens, quando solo sei mesi prima li avrebbe potuti vendere a peso d'oro. Queste sono le colpe dei Presidenti che si "innamorano" dei calciatori e non li cedono, a volte, per presunzione o paura di reazioni. Non è questo il caso. Sta di fatto che certi giocatori vanno venduti e se li tieni devi essere certo al 101% che poi rinnovino il proprio contratto. In pochi mesi la rosa del Napoli ha perso clamorosamente di valore. Colpa di Ancelotti? In parte. Di Gattuso? In altra parte. C'è solo la consapevolezza che i cicli finiscono e non sono eterni. Dopo Sarri puoi durare un anno ma poi i calciatori si sgonfiano. E' successo anche a Napoli.
Il Milan conquista la seconda vittoria consecutiva, batte anche il tabù San Siro che la vede tra le ultime squadre in classifica per le gare casalinghe e segna 3 gol al Meazza, quando in tutta la stagione ne aveva segnati 7. Merito ieri di molta fortuna. L'Udinese non avrebbe meritato la sconfitta. Ma la fortuna, in alcuni casi, aiuta e ben venga. I rossoneri hanno giocato un pessimo primo tempo ma nel secondo tempo ci hanno messo il cuore. Spesso mancato in questi anni. Le due punte aiutano. Meglio di un tridente con ali che non volano. Rebic, nel suo modulo, si esprime meglio ma anche Leao viene aiutato da Ibra. Ne guadagna il centrocampo. San Siro fischiava un po' Bonaventura ma la gente deve capire che quando ti rompi e rientri le prime partite le fai bene poi il calo è fisiologico e i tifosi devono avere pazienza. Piuttosto Donnarumma, per diventare un campione, esca meno a vuoto e giochi meglio la palla con i piedi altrimenti gli preferiamo (io già lo faccio) l'argentino Juan Musso dell'Udinese, vero talento tra i pali della nostra serie A.
In chiusura 10 minuti di applausi alla Lazio come sono 10 le vittorie consecutive di Inzaghi. Ottenere questi record, per una squadra che non si chiama Juventus, non è facile. La Lazio sta facendo grandi cose. Merita la Champions e merita di sognare. Lotito è antipatico, siamo tutti d'accordo, ma sa fare calcio oltre che azienda. Uno che vince qualche coppa, è sempre lì in alto e scova grandi calciatori significa che sta sul pezzo 24 ore al giorno e ha imparato bene le regole del gioco. Tare è un fenomeno e sono tutti fenomeni quelli che si crescono un allenatore in casa e capiscono quando è arrivato il momento di lanciarlo nella mischia. Per tutte queste ragioni, oggi, siamo tutti un po' laziali.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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