Dobbiamo restare a casa. Meglio ribadirlo anche qui: è un appello tra i tanti, ma mai come in questa circostanza meglio un appello in più. Non è semplice, non è impossibile. Col passare dei giorni, la noia e la voglia di uscire potrebbero prendere il sopravvento sul senso del dovere. Perché il senso e il valore della libertà viene compreso solo quando questa libertà dobbiamo in parte limitarla. Solo nella negazione, nell'emergenza, riusciamo a comprendere davvero il valore di alcuni Valori che diamo per scontati. Di diritti niente affatto banali, dell'importanza della democrazia. Fatta di diritti ma anche di doveri, come quello di seguire le direttive del Governo senza pensare di fare i furbi. Senza pensare che, in fondo, cosa può mai succedere se sto bene? Non è assolutamente così. Ne va della nostra salute, di quella dei nostri cari. Ne va della salute di tutti. Il piccolo contributo di ognuno di noi è necessario per uscire da questa emergenza. E sufficiente solo se TUTTI si comporteranno allo stesso modo finché sarà necessario.
Resta a casa anche il mondo del calcio. Tutti hanno chiuso i battenti seguendo più o meno la stessa trafila: prima ignoro il problema, poi lo sottovaluto, poi cerco di mandare avanti lo spettacolo finché è possibile e alla fine, quando non posso fare altro, dichiaro la sospensione. Se ci pensate bene, tutte le Federazioni si sono comportate allo stesso modo, così come la UEFA che fino alla fine s'è voltata dall'altra parte e solo venerdì ha dichiarato la sospensione delle sue competizioni.
Non è stata una bella pagina per il presidente Ceferin, che ha convocato una videoconferenza per martedì con i rappresentanti delle 55 federazioni che la compongono, con i rappresentanti dell'ECA, delle leghe europee e della FIFPro per prendere una decisione univoca sulla prosecuzione dei campionati. In quella occasione, praticamente scontato l'annuncio dello slittamento di Euro 2020. Ora che tutti o quasi hanno sospeso il campionato, ora che tutti non sanno quando torneranno in campo, non è possibile pensare di dare il via al primo Europeo itinerante a partire dal prossimo 12 giugno.
Far slittare l'Europeo è necessario anche per dare la possibilità alle Federazioni di avere maggio e giugno a disposizione per completare i campionati. E alla stessa UEFA per completare Champions League ed Europa League. Su questo aspetto c'è però da chiarire un punto: il calcio viene dopo, con l'attuale stato dei fatti il pallone è e deve essere l'ultimo dei problemi. E ad oggi, purtroppo, non è scontato che si tornerà in campo perché non si vede la luce in fondo al tunnel.
Se quindi il ritorno in campo non è scontato, la ripresa dei giochi è impossibile da prevedere e la data fissata al 4-5 aprile è al momento puramente indicativa. E' il motivo per il quale, nell'ultimo Consiglio Federale, la FIGC s'è tenuta aperta tutte le porte. Magari si potesse tornare in campo tra tre settimane: vorrebbe dire che il nostro Paese ha superato l'emergenza, che il peggio è alle spalle. Ma ad oggi nessuno può dirlo: l'unica cosa che possiamo fare è rispettare le regole. Perché andrà tutto bene solo se TUTTI remiamo nella stessa direzione.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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