Due mesi fa, al ritorno di Allegri, ho commesso un grande errore: credere che bastasse Allegri in panchina per far tornare la Juventus ai vertici del nostro campionato. Il problema è più ampio, la Juve non sta bene e la cura Allegri non basta. Pensavo che far tornare un grande allenatore portasse anche delle logiche di mercato scontate. Allegri torna ma pretende sì l'addio di Paratici e Ronaldo ma, avevo pensato, obbligherà la società a farsi prendere un difensore, un play e una punta. Qui Allegri mi ha deluso molto o forse ha peccato di presunzione. Pensare che bastasse il suo ritorno per far tornare a respirare la Juventus è stato un errore. Questa è una squadra che andava ricostruita o almeno puntellata in tutti e tre i reparti. Se non ha fatto mercato, anche dopo il pareggio di Udine e la sconfitta con l'Empoli, significa che ha le mani legate e non può permettersi neanche un cioccolatino vicino al caffè. 1 punto in 3 partite è un bottino imbarazzante se ti chiami Juventus. -8 dal vertice, dopo 270 minuti non significa che sei morto ma che rischi seriamente di essere già fuori dal primo obiettivo stagionale. Un bene per il campionato, meno per la Juve. La squadra si riprenderà anche perché fare peggio sarebbe impossibile ma la strada che ha preso questa società è imbarazzante e pericolosa. Serve una svolta e Allegri da solo non può darla. La verità è che, mai come in questi anni, alla Juve manca la società. Assurdo pensarlo e ancora più assurdo dirlo visto che stiamo affrontando il tema Juventus ma questa è la dimostrazione di una pessima gestione societaria degli ultimi tre anni. Andiamo a rivivere in tappe il percorso che ha portato la Juventus fin qui. Andrea Agnelli ha il grandissimo merito di aver riportato la Juventus sul tetto d'Italia, e quasi d'Europa, dopo averla presa dalle ceneri di una gestione scellerata. Con Agnelli la Juve ha svoltato. Aveva indovinato progetto e uomini. Poi, però, il Presidente ha voluto strafare e ha perso tutti i pezzi del suo puzzle. La fine della gestione Agnelli inizia quando crede di poter fare a meno di un manager come Marotta e promuove il vice di Marotta che da uomo di campo a uomo azienda. Sono due mondi diversi, due lavori differenti. Paratici si assume delle responsabilità che non riesce a portare avanti da solo e la Juve, poco alla volta, inizia a perdere pezzi e appeal. Un grave errore anche l'ingaggio di Pavel Nedved. Dirigente non all'altezza del nome della Juventus, a conferma che un grande cavallo non per forza può diventare un grande fantino. Anzi, i calciatori difficilmente diventano grandi dirigenti. E' molto raro. L'operazione Ronaldo, bocciata da Marotta, spinta da Paratici e caldeggiata da Agnelli non porta a nulla e fa crollare anche le finanze del club. Zero risultati sportivi (o poco e nulla) e passivo pesantissimo negli anni. Ha inciso molto anche la pessima gestione degli allenatori. Dopo Allegri il vuoto. Sarri è stato trattato come la pezza dei piedi, invece, doveva essere supportato e non lasciato in pasto ai calciatori e alla coppia Nedved-Paratici. Se punti su Sarri che vince uno scudetto che tutti davano per scontato e poi lo scarichi significa che non stai capendo nulla, come è stata una follia prendere Pirlo e mandarlo giù dall'aereo senza un mezzo paracadute. L'addio di Ronaldo, se vogliamo, è stato peggiore del suo arrivo. Una fuga in pieno giorno liberatosi come l'ultima delle società al Mondo. In mezzo ci mettiamo anche un bel danno di immagine. Il ciclo Agnelli sembra finito per questa serie di ragioni dove non puoi non inserire nell'elenco anche l'errore politico delle dimissioni da Presidente dell'Eca con conseguente golpe fallito per la Superlega che è morta prima di nascere e anche lì sventola la bandiera della Juventus in campo europeo. Se ci riesci sei un fenomeno e passi alla storia ma se perdi la battaglia poi sono dolori per il tuo club restare nel giro che conta con Uefa e Fifa contro. Da fallimenti tecnici ed economici a quelli politici. La Juventus deve cambiare passo e i cicli finiscono anche per i vincenti. Andrea Agnelli ha dimostrato, nel suo percorso calcistico, di essere un fenomeno a rigenerare le aziende in difficoltà. La Ferrari avrebbe bisogno di Agnelli, come ne aveva bisogno la Juventus qualche anno fa. Il rischio di un altro anno flop, per i bianconeri, è dietro l'angolo ma questa volta il mercato, soprattutto finanziario, non consentirà al club di bruciare soldi senza portare risultati.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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