Quello fra Gian Piero Gasperini e la Fiorentina è un rapporto di odio-odio. Perché l'unica volta in cui sembrava potesse esserci amore è stata nel febbraio del 2019, quando alcuni tifosi viola hanno regalato una maglietta recante la scritta "Gasperini uno di noi". In realtà era una presa in giro per le parole pronunciate qualche settimana prima in conferenza stampa, dopo le lamentele per gli insulti rimediati per novanta minuti in una sfida di Coppa Italia. Gli attriti però arrivano dalla presunta simulazione di Chiesa del settembre del 2018, quando la Fiorentina batté l'Atalanta per 2-0 anche grazie a un rigore discutibile e discusso.
Questo è l'antefatto sulle lamentele di Gasperini. C'è poi un'altra situazione che però nessuno ha ancora spiegato. Perché il tecnico si lamenta non tanto degli episodi in sé, che - espulsione mancata di Bonaventura a parte - sono discutibili e quindi, già per loro natura, incerti e non chiari. Quanto per la gestione degli arbitri degli stessi. Nelle riunioni fatte, si lamentava l'allenatore, c'era un modo di valutare il Var differente rispetto a quello poi utilizzato in campo. Nelle contingenze ci sono pareri differenti, non un metro uniforme. Ed è questo che fa arrabbiare Gasperini: il fallo di mano di De Silvestri con il Bologna non viene ravvisato, quello con la Fiorentina di Maehle sì.
Aggiungere una motivazione all'altra fa diventare il cocktail esplosivo, con il refrain che continua a ripresentarsi a ogni conferenza stampa. Forse un po' per caricarsi, l'altro per evitare che le situazioni continuino, considerato quello che è successo nelle ultime due partite di campionato, con solamente un punto fatto, bottino misero per chi gioca in casa. Insomma, prevenire è meglio che curare, se curare porta a certi risultati.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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